ARTISTI CONTEMPORANEI FAMOSI
Raffaele Ciotola | Il Sangue della Memoria
«La Voce Risvegliata dell’Arte: Dove il Silenzio Diventa Rivoluzione»

In questa potente e inquietante nuova opera visiva, Raffaele Ciotola appare con un piccolo triangolo rosa sulla fronte una ferita aperta che sanguina verso il basso, tracciando un percorso solenne sul naso, sulla bocca e fino al suo pizzetto bianco. Il segno è preciso, doloroso e necessario. È una dichiarazione artistica che rifiuta di dimenticare.
Quel triangolo rosa, un tempo marchio imposto agli omosessuali nei campi di concentramento nazisti, diventa qui un simbolo vivo di memoria e monito. Posizionato sulla fronte sede del pensiero Ciotola lo trasforma in un richiamo diretto alla coscienza: la mente non deve dimenticare. Le circa 50.000 vittime LGBTQ+ di quel genocidio non sono numeri, ma vite silenziate la cui assenza ancora grida giustizia.
Il sangue che scorre è il loro evocato, non imitato che racconta sofferenze inimmaginabili. È il sangue di chi è stato cancellato, ma che ora, attraverso l’artista, riconquista voce, spazio e forma. La barba bianca diventa un reliquiario sacro, che raccoglie quel dolore come testimonianza.
Ciotola, artista davvero contemporaneo, usa il corpo come tela e i simboli storici come strumenti di resistenza. Con questa immagine non ritrae solo il passato. Lancia un monito: i fiori cattivi, quelli radicati nell’odio e nell’intolleranza, sono sempre pronti a rifiorire e a ferire di nuovo. La sua arte veglia. È memoria in movimento. Si oppone all’indifferenza e chiede responsabilità.
STOP HOMOPH ART | MOVIMENTO ARTISTICO
"FUCK YOU"

“FUCK YOU” è una risposta nata da una sofferenza ingiusta, dalla consapevolezza e da una memoria viva. Nasce all’interno del movimento “STOP HOMOPH ART” come voce chiara e indiscutibile contro l’omofobia e le sue radici storiche. È un’opera che guarda la violenza negli occhi senza arretrare, scegliendo di parlare il linguaggio della determinazione non della rabbia cieca.
Il gesto centrale — un pollice alzato decorato con la bandiera arcobaleno è tutt’altro che banale. Non è una provocazione sterile, ma un simbolo di sopravvivenza, di identità affermata, del diritto all’esistenza. È il corpo queer che si mostra senza paura, dichiarando: “Ci siamo, e non abbiamo più paura.”
Forse il dettaglio più potente è quello che sembra più semplice: una svastica che pende dal polso come un ciondolo privo di potere. In questa riduzione simbolica non c’è leggerezza, ma memoria trasformata. Quel simbolo, che ha segnato la morte e l’umiliazione di almeno 50.000 persone LGBTQ+ durante il regime nazista, oggi viene esposto non per provocare, ma per dichiarare che non ha più potere — che la storia non sarà dimenticata, ma neppure accettata passivamente.
In “FUCK YOU”, l’indifferenza verso quel simbolo non è superficialità, ma profonda consapevolezza. È il potere della memoria che si scrolla di dosso la paura e restituisce dignità a chi è stato silenziato.
Questa non è un’opera che chiede di piacere.
È un’opera che pretende di essere vista, capita, ricordata.
Perché ricordare è già agire.
E qui, l’arte è azione piena e consapevole.
È un’opera che pretende di essere vista, capita, ricordata.
Perché ricordare è già agire.
E qui, l’arte è azione piena e consapevole.